Friday, March 26, 2010

THE REAL SCANDAL. (Il vero scandalo)

Mentre l'attenzione dei media nazionali ed internazionali è completamente rivolta verso lo scandalo dei preti cattolici pedofili (o presunti tali), un altro scandalo, che come il primo ha il proprio epicentro in Germania, viene completamente taciuto dagli stessi mezzi d'informazione. Anche navigando in internet, difficilmente v'imbatterete in questa notizia. Leggete con attenzione.

Ecolog works for ISAF troops in Afghanistan A German waste management firm employed by the NATO mission in Afghanistan has been accused of involvement in drug smuggling. Allegations against Ecolog and the Macedonian family behind it date back to the war in Kosovo.

Allegations have surfaced that a German-based company contracted by NATO’s ISAF troops in Afghanistan may have been involved in smuggling drugs out of the country.


“There is a chance that drugs or other such things have been smuggled,” NATO General Egon Ramms, chief at ISAF headquarters in the Netherlands told German public broadcaster NDR.


The German general confirmed that an investigation was underway into allegations that Dusseldorf-based Ecolog used contracts with NATO or ISAF for illegal activities. The firm had been working for NATO in Afghanistan since 2003, Ramms said.


Ecolog dismissed the allegations as “absurd,” telling Deutsche Welle in an e-mail message that none of the accusations made against it were true.

“Since 2002, the company has been a reliable partner to both NATO and the German military Bundeswehr in crisis regions,” Ecolog said.

Ecolog is employed by ISAF to handle laundry services at various locations in Kabul as well as garbage disposal at the military airport and ISAF headquarters in the Afghan capital. The company had been in charge of fuel deliveries to NATO troops in the past.

According to NDR, initial allegations against Ecolog and the Macedonian-Albanian family behind the company date back to the war in Kosovo. Then NATO-led KFOR troops had already suggested there may have been links between the Destani family and organized crime.


NDR quoted a current confidential KFOR report as saying that “the Destani family from Tetovo controls crime and smuggling activities at the Kosovar-Macedonian border.”


This has only now come to my attention,” said ISAF General Ramms. “Of course this will automatically trigger an investigation to see whether Ecolog is still a respectable business partner for us.”


NDR reported that information regarding the suspicions about the company was readily available in NATO’s databases.

Ecolog’s two contracts with NATO could be cancelled, should the allegations turn out to be justified.
The German government has confirmed that it is aware of the investigations into the company and is reviewing its contracts with Ecolog.

The Defense Ministry’s 2010 budget includes contracts worth around 50 million euros ($68 million) with the firm.

(Ms.Sparky.com)

Wednesday, March 10, 2010

A SHORT COMMENT ON ICELANDIC REFERENDUM. (Breve commento sul referendum islandese)

Dal sito di Eurasia, Rivista di Studi Geopolitici.

Il risultato del cosiddetto referendum “Icesave” non lascia adito a dubbi interpretativi. Il 92.3% dell’elettorato islandese ha sonoramente bocciato il nuovo disegno di legge, approvato dal parlamento il 30 Dicembre 2009, che prevedeva una restituzione dei “prestiti” britannici ed olandesi slegata dall’andamento economico del paese nei prossimi anni. Londra e l’Aia avevano unilateralmente risarcito i propri cittadini rimasti vittime del fallimento di Landsbanki e della sua banca online Icesave. Da allora, negoziati triangolari tra Islanda, Gran Bretagna ed Olanda si sono succeduti senza sosta: il Tesoro di Reykjavik ha sempre confermato la sua disponibilità a garantire le somme già versate da Londra e l’Aia. Il problema, piuttosto, ha riguardato il “quanto”, il “quando” ed il “come”.

Nel mio articolo sulla vicenda, preannunciavo una bocciatura per l’Icesave II con un voto contrario pari al 53%. L’approccio elettorale utilizzato per elaborare la previsione, pur non essendo “statico” (venivano considerati, per esempio, i trend di consenso per ogni partito), si basava su diversi presupposti, diciamo così, “non-dinamici”. Due di questi, in particolare il fatto che l’affluenza alle urne fosse in linea con l’affluenza media delle consultazioni legislative ed il fatto che non succedessero eventi politici rilevanti nei giorni precedenti alla consultazione, non hanno trovato conferma.

A poche ore dal voto, la dichiarazione del Primo Ministro Jóhanna Sigurðardóttir, secondo la quale il referendum sarebbe stato inutile poiché un nuovo accordo era già “sul tavolo”, ha avuto un effetto dirompente sull’elettorato. Molti elettori di centro-sinistra (e della sinistra estrema), teoricamente i più propensi a votare in favore dell’Icesave II, hanno disertato le urne (come, tra l’altro, lo stesso Primo Ministro): rispetto alle ultime elezioni politiche, l’affluenza è scesa dall’85% al 63%. Gli altri elettori di sinistra, preferendo seguire il Presidente socialdemocratico Ólafur Ragnar Grímsson (piuttosto che un premier che prima aveva voluto il nuovo disegno di legge, per poi rinnegarlo) e desiderando mandare un segnale forte all’intera comunità internazionale, hanno votato contro la nuova normativa Icesave.

Occorre ora rispondere a due domande: che tipo di segnale ha voluto mandare il popolo islandese? E perché Jóhanna Sigurðardóttir, il primo capo dell’esecutivo nella storia islandese ad essere filo-europeo, ha lasciato mettere a rischio l’ingresso dell’Islanda nell’UE?

Partiamo dalla seconda domanda. Non c’è dubbio, nonostante le rassicurazioni di Bruxelles, che il referendum di ieri abbia fortemente compromesso il cammino di Reykjavik verso l’Unione Europea. Altrettanto evidente è il fatto che di accordi sicuri “sul tavolo”, come li ha definiti Jóhanna Sigurðardóttir, non ve n’è traccia. Inoltre, quello ch’è certo, è che il Primo Ministro, ormai conscio di difendere una causa perdente (o, come ha testimoniato il mio articolo, a forte rischio di sconfitta), ha deciso di distanziarsi sempre più da quello stesso provvedimento votato poco prima in parlamento. Non è un caso che Jóhanna Sigurðardóttir abbia dichiarato, a qualche ora dal voto, che un eventuale esito negativo del referendum non avrebbe in alcun modo minato la stabilità del governo. Dunque, perdere una battaglia oggi per non perdere una guerra, la guerra per il controllo dell’esecutivo islandese. È da vedere se tale ragionamento sia corretto: le conseguenze politiche del referendum, in realtà, sono tutt’altro che prevedibili.

Per quanto concerne invece il primo quesito, emerge chiaramente come il popolo islandese, oltre ad aver perso quasi totalmente la fiducia nei confronti della propria classe politica, abbia voluto mandare un chiaro segnale alla comunità internazionale: “non pagheremo noi gli errori delle nostre banche”, è stato lo slogan che ha accompagnato i cortei e le manifestazioni contro il nuovo disegno di legge Icesave. Certo, questo non è precisamente il messaggio che i politici islandesi hanno rivolto a Londra e l’Aia negli ultimi mesi: nella loro opinione, come già ricordato, in ballo non vi sarebbe il “se” pagare, ma il “quanto”, il “quando” ed il “come” pagare. In altre parole, l’Icesave II ha ricevuto una chiara bocciatura, ma non è detto che a futuri accordi, magari più favorevoli di questo, il popolo islandese non riservi (se consultato) lo stesso trattamento. Alcuni commentatori parlano d’irresponsabilità degli islandesi; in fondo, si dice, anche loro avevano beneficiato di questo capitalismo di carta, anche loro si erano comprati auto di grossa cilindrata e beni di lusso che mai erano stati visti prima nel paese. Può essere, ma questa è la democrazia. Ed è quantomeno curioso che nel giorno in cui i principali media nostrani celebrano le votazioni in Iraq e s’interrogano sullo stato della democrazia italiana, gli stessi media facciano passare uno storico pronunciamento di una democrazia come l’Islanda in secondo o, sempre se va bene, terzo piano. Esistono forse momenti nei quali è lecito parlare di democrazia e momenti nei quali non lo è?

(Pubblicato su Eurasia)

Thursday, March 4, 2010

WILL THE ICE BE SAFE? PART II


ATTENZIONE !

Potete trovare la versione italiana del mio ultimo paper "L'Islanda ed il referendum Icesave" sul sito della rivista di studi geopolitici Eurasia, al seguente link.

Tuesday, March 2, 2010

WILL THE ICE BE SAFE?

AVVISO

SUL SITO "ELECTORAL GEOGRAPHY 2.0 ", NELLA SEZIONE "ARTICOLI", TROVERETE IL MIO ULTIMO PAPER. IN ESSO VIENE TRATTATA, IN CHIAVE POLITOLOGICA, LA QUESTIONE DEL REFERENDUM ISLANDESE "ICESAVE", UNA CONTESA FINANZIARIA CHE COINVOLGE, OLTRE ALLA STESSA ISLANDA, ANCHE IL REGNO UNITO E L'OLANDA.

PAY ATTENTION.

ON THE WEBSITE "ELECTORAL GEOGRAPHY 2.0", IN SECTION "ARTICLES", YOU WILL FIND MY BRAND NEW PAPER. THE WORK IS A POLITOLOGICAL ANALYSIS ABOUT ICELAND'S "ICESAVE" REFERNDUM, A FINANCIAL DISPUTE THAT INVOLVES, BESIDES ICELAND ITSELF, ALSO UNITED KINGDOM AND NETHERLANDS.

 
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