Articolo di M.K. Bhadrakumar che potete trovare su
atimes.com (4 Aprile 2009). La traduzione in italiano è di Manuela Vittorelli (
mirumir.altervista.org 7 Aprile 2009).
I faccia a faccia tra i presidenti degli Stati Uniti e della Russia hanno alle spalle una storia di ottimismo carico di promesse che poi si rivela illusorio e fugace. L'incontro a Soči sul Mar Nero, un anno fa, ne è stato un perfetto esempio. Il summit di Soči produsse una dichiarazione magniloquente che tracciava i contorni della cooperazione strategica tra le due grandi potenze.
Ma subito dopo la conclusione del vertice le relazioni si inasprirono e i legami tra Stati Uniti e Russia precipitarono. I rapporti peggiorarono sempre più. Il conflitto nel Caucaso meridionale dello scorso agosto condusse a una deriva pericolosa nelle relazioni tra la Russia e l'Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), aggiungendosi alla lista di contenziosi che già complicavano la relazione USA-Russia: il posizionamento di componenti del sistema di difesa antimissile statunitense in Europa Centrale, l'allargamento a est della NATO, la rivalità per le risorse energetiche del Caspio, discordie non sopite nella regione del Mar Nero e via dicendo. Un'atmosfera di sfiducia, dovuta a tutti questi contrasti, scese sui legami USA-Russia.
Inoltre continuava a saltar fuori una questione fondamentale: quanto è centrale la Russia per gli interessi globali degli Stati Uniti? È dunque facile comprendere perché l'intensità retorica dell'incontro tra il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il Presidente russo Dmitrij Medvedev svoltasi in margine al summit del G20 di Londra, il 1° aprile, venga valutata con prudenza dalla maggior parte dei commentatori. È vero disgelo? Il “riavvio” delle relazioni USA-Russia è destinato a prendere velocità? Sono queste le domande all'ordine del giorno.
Una cosa è certa: le relazioni USA-Russia hanno toccato il punto più basso dalla fine della Guerra Fredda e potrebbero solo migliorare. Di certo, a giudicare dal disagio evidente nelle valutazioni dell'incontro di Londra da parte dei fautori della Guerra Fredda, potrebbe apparire un nuovo tono nelle relazioni tra gli Stati Uniti e la Russia. Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha detto che il rapporto ha acquisito una “qualità nuova”.
Lavrov, eccellente diplomatico non portato per l'iperbole, ha detto che ai colloqui di Londra si è creato un “nuovo clima nelle relazioni”. “C'è interesse reciproco, e soprattutto disponibilità ad ascoltarsi a vicenda, cosa che mancava da
molti anni. Ciò significa una nuova qualità delle relazioni”. Motivo più che sufficiente per prevedere che l'incontro di Londra può in fin dei conti portare da qualche parte, invece di finire in un vicolo cieco nelle prossime settimane.
Chiaramente, l'incontro è stato ben più di quello che Lavrov ha modestamente riassunto. Le due parti evidentemente hanno fatto un grande lavoro preparatorio per far sì che il colloquio fosse produttivo.
Prima del faccia a faccia Obama-Medvedev, oltre alle consultazioni di Lavrov con la sua controparte statunitense Hillary Clinton a Ginevra il 6 marzo, varie delegazioni ad alto livello si erano recate a Mosca per risuscitare le relazioni USA-Russia prima dell'incontro tra i due presidenti. C'erano dunque state le visite del Sottosegretario di Stato William Burns, degli ex segretari di Stato Henry Kissinger, George Schultz e James Baker, dell'ex segretario della difesa William Perry, dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Brent Scowcroft, degli ex senatori Sam Nunn, Gary Hart e Chuck Hagel.
Nel frattempo nell'ambito dei colloqui USA-Russia era entrato anche il rapporto della Commissione Hart-Hagel su “La giusta direzione per la politica statunitense verso la Russia”, diffuso il 16 marzo. La commissione faceva tre fondamentali osservazioni: Uno, negli ultimi anni le relazioni tra Stati Uniti e Russia avevano toccato il punto più basso dalla fine della Guerra Fredda. Due, un impegno americano volto a migliorare le relazioni USA-Russia non è né un premio da offrire in cambio della buona condotta di Mosca in campo internazionale né un sostegno alla politica interna del governo russo. Tre, è un riconoscimento dell'importanza della cooperazione russa nel raggiungimento di obiettivi americani essenziali: dall'impedire l'acquisizione di armi nucleari da parte dell'Iran a smantellare al-Qaeda e stabilizzare l'Afghanistan e a garantire la sicurezza e la prosperità europee.
Le principali raccomandazioni della Commissione comprendevano: primo, cercare la cooperazione della Russia con l'Iran; secondo, lavorare congiuntamente per rafforzare il regime internazionale di non-proliferazione; terzo, rivedere i posizionamenti della difesa antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca e compiere un autentico sforzo per sviluppare un approccio collaborativo alla minaccia comune rappresentata dai missili iraniani; quarto, accettare il fatto che né l'Ucraina né la Georgia sono pronte a entrare nella NATO e avviare una stretta collaborazione con gli alleati degli Stati Uniti per individuare opzioni che non siano l'ingresso di questi paesi nella NATO per dimostrare l'impegno a difendere la loro sovranità; e quinto, lanciare un serio dialogo sul controllo degli armamenti che comprenda l'estensione del Trattato per la Riduzione delle Armi Strategiche (START) e un'ulteriore riduzione delle armi nucleari tattiche e strategiche.
Il proposito della Commissione, nelle parole di Hart, è stato quello di “costruire nel nostro paese una base limitata che offrirà sostegno alla nuova amministrazione [Obama] nei suoi sforzi per migliorare le relazioni [USA-Russia]”. Prima di andare a Mosca, Hart e Hagel hanno incontrato il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jim Jones e altri rappresentanti dell'amministrazione Obama. È un fatto che, ricevendoli al Cremlino il 10 marzo, Medvedev ha sottolineato che i segnali provenienti da Washington erano incoraggianti. “Purtroppo le nostre relazioni sono deteriorate in misura significativa negli ultimi anni. Questo fatto ci rattrista”, ha detto Medvedev. “Crediamo di avere ogni opportunità per aprire una pagina nuova nelle relazioni tra Russia e Stati Uniti. I segnali che riceviamo oggi dagli Stati Uniti – mi riferisco ai segnali che sto ricevendo dal Presidente Obama – mi sembrano assolutamente positivi”.
E di fatto le dichiarazioni (e le azioni) di Washington e Mosca nelle ultime settimane indicano che i due governi si stanno muovendo nelle direzioni suggerite dalla Commissione Hart-Hagel. La Commissione affermava:
Assicurare gli interessi nazionali vitali dell'America nel mondo complesso, interconnesso e interdipendente del XXI secolo richiede una profonda e significativa cooperazione con altri governi... E poche nazioni potrebbero fare la differenza per il nostro successo più della Russia, con il suo vasto arsenale di armi nucleari, la sua posizione strategica tra Europa e Asia, le sue considerevoli risorse energetiche e il suo status di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un'azione rapida ed efficace per rafforzare le relazioni USA-Russia ha un'importanza critica nella promozione degli interessi degli Stati Uniti.
Mentre gli Stati Uniti stanno affrontando una profonda crisi economica, le sfide in materia di politica estera che si pongono al nostro paese sono sempre più complicate e difficili – e i nostri interessi nel gestire particolari situazioni possono essere in competizione o perfino contraddittori. È per questa ragione che dobbiamo fare scelte difficili nel plasmare la nostra politica estera, concentrandoci soprattutto su ciò che è realmente vitale in senso stretto: innanzitutto la non-proliferazione nucleare, il controllo degli armamenti, il terrorismo e la ripresa economica globale.
Con straordinario candore la Commissione proponeva: “Dobbiamo anche significativamente migliorare la nostra comprensione degli interessi russi come i russi li definiscono”. Con il senno di poi, la commissione praticamente delineava i punti all'ordine del giorno dell'incontro di Londra. Dunque, se i risultati concreti di Londra possono sembrare scarsi, ciò che conta è che è stato avviato uno sforzo sostenuto e coerente per creare una massa critica nelle relazioni USA-Russia, che potrebbe benissimo sostanziarsi nei prossimi due o tre mesi.
Chiaramente la decisione dell'incontro Obama-Medvedev di perseguire un nuovo accordo per la riduzione delle armi nucleari segnala già di per sé un drammatico ribaltamento dell'ostinata posizione dell'amministrazione George W. Bush. Per citare Obama, la decisione ha segnato l'“inizio di una nuova fase di progresso nelle relazioni USA-Russia” dopo anni di stallo. La prevista visita di Obama a Mosca entro i prossimi tre mesi – prima del summit
del G8 in Italia, l'8-10 luglio – incoraggerà i negoziatori ad “avviare subito i colloqui” su un accordo che sostituisca lo START, che scade a dicembre.
Le due parti non si sono ancora accordate su un nuovo limite, ma è ovvio che l'accordo andrà oltre il Trattato per la Riduzione delle Offese Strategiche del 2002, che impegnava entrambe le parti a mantenere i rispettivi arsenali nucleari sotto il limite delle 2200 testate entro il 2012.
I fautori della Guerra Fredda potranno dire che i colloqui sulla riduzione delle armi costituiscono un'importante concessione da parte di Obama, giacché “eleva” lo status della Russia nella comunità internazionale a quello di pari degli Stati Uniti. Del resto Obama sa che senza una profonda cooperazione da parte della Russia tutti i suoi piani in materia di non-proliferazione non riuscirebbero a decollare. Per citare Obama, “Sia gli Stati Uniti che la Russia e altre potenze nucleari si troveranno in una posizione molto più forte nel dare vigore a quello che è diventato un trattato di proliferazione alquanto fragile e logoro, se daremo l'esempio e sapremo compiere dei seri passi per ridurre l'arsenale nucleare”.
È vero che i due presidenti hanno ammesso che permangono divergenze sulla dibattuta questione del dispiegamento di elementi del sistema anti-missile statunitense in Europa. Ma presumibilmente si rendono anche conto che non è più una questione pressante, e che la cooperazione USA-Russia è fattibile. In ogni caso, Mosca sa che Obama non ha l'entusiasmo di Bush nel promuovere la cosa imponendo le condizioni americane, e inoltre l'opinione pubblica ceca è sempre più contraria al dispiegamento statunitense.
Anche le tensioni per l'allargamento della NATO si sono alleggerite, mentre trapela che l'ingresso dell'Ucraina o della Georgia nell'alleanza è semplicemente escluso per almeno 15-20 anni. Le divergenze permangono su altre questioni, come il conflitto del 2008 nel Caucaso e i successivi cambiamenti nella regione, o l'indipendenza del Kosovo, ma adesso non si tratta esattamente di “punti caldi” nelle relazioni USA-Russia.
Invece ciò che ha dato uno slancio sostanziale all'incontro di Londra tra Obama e Medvedev aveva a che fare con la cooperazione USA-Russia in Afghanistan. La dichiarazione congiunta dei due presidenti dice che hanno concordato la necessità di collaborare sull'Afghanistan in quanto “al-Qaeda e altri gruppi terroristici e rivoltosi in Afghanistan e Pakistan rappresentano una comune minaccia per molti paesi, Stati Uniti e Russia compresi”. La dichiarazione aggiungeva che Mosca e Washington avrebbero “lavorato e fornito appoggio a una risposta internazionale coordinata con le Nazioni Unite in un ruolo chiave”.
È molto significativo che i russi abbiano deciso di calare l'asso offrendo agli americani alla vigilia dell'incontro di Londra il transito aereo e ferroviario completo e senza ostacoli sul territorio russo per il trasporto dei rifornimenti militari degli Stati Uniti (e della NATO) diretti in Afghanistan. Essenzialmente i russi hanno offerto agli Stati Uniti l'opportunità di non dipendere più da altre rotte di transito come il problematico Pakistan.
Ciò che emerge è che Mosca ha capito che la maggiore preoccupazione della politica estera dell'amministrazione Obama sarà la stabilizzazione dell'Afghanistan. E che non c'è niente di meglio, per stabilizzare le relazioni USA-Russia, che offrire piena cooperazione agli Stati Uniti nell'Hindu Kush. (A proposito, questo approccio è in linea con la prognosi della Commissione Hart-Hagel)
Bella pensata da parte di Mosca. Si basa sull'attenta analisi del fatto che non esiste alcun reale conflitto di interessi tra la Russia e gli Stati Uniti in Afghanistan finché la relazione USA-Russia si basa sulla sensibilità verso i reciproci interessi vitali.
Ciò risulta evidente se passiamo in rassegna i postulati fondamentali della nuova strategia afghana di Obama. Questa nuova strategia tanto reclamizzata – “più forte, più intelligente e completa” - si basa essenzialmente su nove principi.
Uno, c'è un collegamento fondamentale tra il futuro dell'Afghanistan e quello del Pakistan. Due, al-Qaeda rappresenta una minaccia per l'esistenza del Pakistan. Tre, la capacità del Pakistan di affrontare la minaccia di al-Qaeda è legata alla sua forza e alla sua sicurezza. Quattro, il Pakistan ha bisogno dell'aiuto degli Stati Uniti, ma dev'essere responsabilizzato. Cinque, le conquiste dei taliban in Afghanistan devono essere azzerate e bisogna promuovere un governo afghano più capace e responsabile. Sei, il “surge” dovrebbe avere componenti sia militari che civili, e queste dovrebbero essere integrate. Sette, la precondizione di una pace duratura è che deve esserci riconciliazione tra gli ex nemici. Otto, al-Qaeda può essere isolata e colpita seguendo lo schema del Risveglio Sunnita intrapreso con successo in Iraq. Nove, è necessaria la partecipazione internazionale, soprattutto quella della NATO.
Mosca non ha problemi con nessuno di questi parametri. Dunque il Cremlino valuta acutamente che gli interessi in termini di sicurezza della Russia non vengono in alcun modo danneggiati se la Russia aiuta gli Stati Uniti a stabilizzare l'Afghanistan. La strategia afghana di Obama ha scarse probabilità di successo, ma questo non è un problema della Russia. Aiutare un amico nel momento del bisogno potrebbe far sì che la Russia diventi davvero amica dell'amministrazione Obama. La logica è semplice, diretta e forse anche praticabile, visto che gli Stati Uniti rischiano seriamente di impantanarsi politicamente e militarmente in Afghanistan e hanno estremo bisogno dell'aiuto di chiunque.
Se la Russia riesce a capitalizzare sul conseguente favore degli Stati Uniti per creare un positivo clima di collaborazione nelle relazioni USA-Russia, questo avrà un impatto profondo sul sistema internazionale. Le potenze regionali osserveranno con molta attenzione, e forse hanno già cominciato a pensare come calibrare le loro mosse in Afghanistan. La posta è alta soprattutto per l'Iran e per il Pakistan.
Passo e chiudo.
FRA