Wednesday, January 23, 2008

L'INVENTORE DELLA LAICITA'. (The inventor of "laicality")

Cosa intendiamo con "laicità"? Com'è storicamente emerso il concetto di "laicità"? Ma soprattutto, a chi dobbiamo "l'invenzione" della "laicità"? L'articolo di Matteo Fortelli, prendendo spunto da un fatto di questi giorni, quale la mancata visita del Papa all'Università La Sapienza, risponde a queste domande. Un'analisi lucida, da tenere a mente ogniqualvolta pronunciamo la parola "laicità".
FRA


L’INVENTORE DELLA LAICITA’

Se è possibile, nella confusione ideologica di questi giorni, esprimere un sommesso parere sulla nota vicenda del Papa alla “Sapienza” e del veto dei 67, ci piace farlo rendendo giustizia ad una persona che, come spesso succede, la storia ha ingiustamente relegato nei “cattivi”.

Questi è Roberto Bellarmino, gesuita, cardinale, santo, insigne studioso, dottore della Chiesa, patrono di insegnanti, catechisti e, secondo alcune fonti, anche degli avvocati, e le cui vicende si intersecano, in modo sorprendentemente attuale, con le circostanze accadute al Sommo Pontefice.

Egli, infatti, fu l’inquisitore della condanna a Galileo Galilei, che rappresenta l’originario casus belli, o meglio sarebbe dire il pretesto, per il “gran rifiuto” all’intervento di Benedetto XVI.

In realtà, intellettuali come Vittorio Messori e Rino Cammilleri già hanno sottolineato, in varie pubblicazioni, come il comportamento di Bellarmino, nell’occasione, fu ineccepibile: era Galileo che pretendeva fosse accettata la sua tesi, senza addurre adeguate prove – contrariamente al metodo scientifico “sperimentale”, di cui lui stesso era stimato iniziatore – e per di più diffondendo clandestinamente i propri scritti in lingua volgare, invece che sottoporli, in latino, alla comunità scientifica del tempo.

Anche la pena inflitta a Galileo dalla terribile Inquisizione fu alquanto mite: qualche anno nella sua villa di Arcetri, detta “Il Gioiello”. Tanto per capirci, come essere messi agli arresti domiciliari a Villa Levi (giardino incluso), pena molto presto commutata nell’obbligo di recitare, una volta alla settimana, i sette salmi penitenziali. Tutto ciò, mentre i suoi studi scientifici proseguivano tranquillamente, finanziati dall’Università Pontificia.

Pure l’idea che le tesi del Galilei non venissero accettate per “contrarietà al Vangelo” è pura leggenda. Era Lutero, e con lui i protestanti con la loro interpretazione “letterale” della Scrittura, a dichiarare blasfeme le tesi copernicane; tanto che Keplero dovette fuggire dalla Svizzera e rifugiarsi, guarda caso, nella cattolica Praga, non senza essere invitato ad esporre le sue tesi copernicane all’Università di Bologna, allora sotto il dominio pontificio.

Bellarmino si dichiarava disposto ad interpretare le frasi della Bibbia, apparentemente contrarie a tale concezione, in senso allegorico, mentre la notissima espressione “La Bibbia insegna come si vada in cielo e non come vada il cielo” è del Collega Inquisitore di Bellarmino, card. Baronio, non certo di Galileo.

Purché questi portasse la prova delle sue teorie, o altrimenti le esponesse in forma ipotetica; senza fare l’ideologo della scienza.

Certo, la limitazione della libertà per la professione di idee scientifiche fu cosa errata: e per questo (solo per questo) Giovanni Paolo II chiese scusa. Ma, ai tempi, la distinzione non poteva essere chiara come oggi: lo stesso Galileo, terminato il processo, bofonchiò un ringraziamento per la pena mite.

Quello che molti non sanno, è che lo stesso Bellarmino può dirsi il vero inventore della laicità, intesa in senso moderno.

O meglio, senza il Giudeo – Cristianesimo la laicità neppure esisterebbe. Normalmente, infatti, in tutte le civiltà, antiche e moderne, la religione è instrumentum regni. Il potere politico, cioè, cerca di inglobare e strumentalizzare il potere religioso, per ottenere una maggiore obbedienza dai sudditi.

Per questo morivano i cristiani nell’antica Roma: non perché non si potesse essere religiosi, ma perché essi rifiutavano di sacrificare all’imperatore, e di considerarlo dio.

Chiaramente, a fronte di tale situazione, il primo passaggio per giungere alla perfetta separazione fra le due sfere non può che essere l’affermazione della superiorità dell’elemento religioso, che tende ad essere soccombente, rispetto al naturalmente predominante potere politico.

Il Dio dell’Antico Testamento, pur consacrando un sovrano a capo di Israele, chiarisce che è Lui stesso a guidare il popolo. Il profeta, infatti, è posto al di sopra del re, che, se non gli obbedisce, viene sconfitto e deposto.

Il conflitto si ripete centinaia di volte: dalla lotta per le investiture nello scenario canossiano, alle chiese nazionali volute da Hitler, all’attuale situazione cinese, è sempre lo Stato che vuole inglobare il potere religioso, ed è la Chiesa cattolica, attraverso la speciale figura del Papa, che non ha equivalente in nessuna delle altre confessioni religiose – infatti ben più facilmente assimilabili -, a rivendicare la superiorità del potere spirituale, per una autonomia totale della religione.

La stessa formula cavouriana libera Chiesa in libero Stato risulta tutt’altro che limpida, solo che si pensi all’incidenza della preposizione “in” nell’epoca in cui ancora sussisteva lo Stato Pontificio.

La parola d’ordine di quel periodo – ed ancor più dopo il 1870 – era infatti “decattolicizzare” e “deuniversalizzare” Roma, per renderla “solo” la città nazionale capitale dello Stato italiano, assorbendo la Chiesa cattolica.

Ancora durante il fascismo, la nomina dei parroci doveva avere il placet del podestà, e fino ai concordati degli anni Ottanta, la stessa situazione si ripeteva per le confessioni diverse dalla cattolica, con il benestare del prefetto.

Insomma, sono molte di più le volte, nella storia, in cui si dà a Cesare ciò che è di Dio, piuttosto che il contrario, e la formula dell’art. 8 della Costituzione Repubblicana, “Chiesa e Stato ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani”, rappresenta, per il potere civile, un sofferto punto di approdo di secoli. Non a caso la formulazione si deve a giuristi cattolici come Giuseppe Dossetti.

Chiaro, il rischio opposto è la teocrazia, ma sembra che, partendo dall’altro versante, cioè dalla teorizzazione della superiorità del potere religioso, sia molto più facile approdare, con lucidità di pensiero, alla perfetta distinzione tra le due sfere.

Nella Chiesa cattolica, infatti, ben quattro secoli prima della promulgazione della Costituzione italiana, si giunge ad una formulazione moderna e completa del principio di laicità.

Nel 1581 Roberto Bellarmino scrive l’opera De Summo Pontifice, nella quale delinea la tesi della potestas indirecta in temporalibus.

In contrapposizione alla concezione teocratica, per la quale ogni autorità doveva essere direttamente investita dalla Chiesa, la quale aveva potere di veto diretto ed immediato sulle leggi civili, Bellarmino evidenzia come l’unica possibilità di intervento della Chiesa, a fronte di leggi ingiuste ed in contrasto con le sue leggi eterne, sia di premere indirettamente sulla coscienza dei governanti, perché non siano emanate, e dei fedeli, perché non le osservino.

Nessun privilegio o potere diretto nella vita dello Stato, ma il mero richiamo alle coscienze, al foro interiore.

La tesi, ripresa dalla moderna dottrina con il nome di potestas mediata, e fatta propria dal Concilio Vaticano II - che ne ha specificato la particolare applicazione nei regimi democratici, sotto forma di richiamo ai fedeli elettori – è l’unica potestà in materia temporale oggi rivendicata dalla Chiesa, e rappresenta la perfetta enunciazione, sul versante religioso, di quel principio di laicità poi formulato anche dallo Stato.

Senza la Chiesa cattolica e la sua strenua difesa della propria libertà religiosa, specie attraverso la figura del Papa, e senza pensatori come Bellarmino, la laicità non potrebbe neppure concepirsi.

Ci piacerebbe che qualche laico, ogni tanto, lo riconoscesse.

Altrimenti, pregheremo san Roberto Bellarmino per loro.


Avv. Matteo Fortelli
-Unione giuristi cattolici Reggio Emilia-


Fonti
V. Messori, Pensare la storia, Ed. Paoline
F. Finocchiaro, Diritto Ecclesiastico, Zanichelli
M. Viglione "Libera Chiesa in libero Stato?" Il Risorgimento ed i cattolici: uno scontro epocale, Città Nuova

Tuesday, January 22, 2008

UNA PICCOLA SVOLTA. (A little turning point)

Mentre ho un occhio rivolto alle primarie americane (dove Ron Paul ha ottenuto un buon secondo posto in Nevada) e l'altro agli sviluppi politici di "casa nostra", vi comunico una piccola svolta nel blog. Certo, la grafica subirà qualche modifica e le canzoni nello stereo in fondo alla pagina verranno aggiornate, ma non è questo che mi preme annunciarvi. Sì, perchè avrò il piacere di avere un "ospite", che contribuirà ad arricchire di contenuti il blog. Colgo già ora l'occasione per invitarlo nuovamente: ogni volta che vorrà sarà benvenuto. Questa la prima sostanziale novità. La seconda è che sto attivando alcune collaborazioni, cioè mie partecipazioni in altri blog. Ovviamente provvederò a "linkare" il tutto.
Chissà che da questi due elementi non nasca qualcosa di più ...
Per ora...
Passo e chiudo.
FRA

Wednesday, January 2, 2008

RON PAUL rEVOLution

Non a caso inizio il 2008 con un post su Ron Paul. E non a caso lo faccio proprio oggi.
Domani inizierà di fatto, in Iowa con un caucus (termine di derivazione indiana che significa "assemblea per alzata di mano"), la sfida per la Casa Bianca. Seguirà l'8 Gennaio il New Hampshire, dove per legge devono tenersi le prime elezioni primarie in assoluto, poi tutti gli altri Stati, fino ed oltre il 5 Febbraio, lo Tsunami Tuesday, con primarie in 22 Stati dell'Unione.
Il risultato dell'Iowa di domani sarà comunque decisivo. Almeno dal punto di vista della visibilità. E questo discorso vale soprattutto per Ron Paul, il candidato che i "media ufficiali" ignorano e che al contrario impazza sul web. Seguo la campagna elettorale di Paul da diversi mesi e mi sono tristemente convinto di questo. Il fatto è che l'esclusione operata dai media non riguarda solamente gli States: anche al di fuori degli Usa accade la stessa cosa ed anche qui in Italia. Chiedete ad un italiano il nome di qualche candidato alla presidenza Usa e costui vi risponderà: Hillary Clinton, Obama, Giuliani, forse anche Edwards e McCain. Ultimamente il tale, nel caso segua la "dis-informazione" dei TG nazionali, potrebbe anche spararvi due nomi fino a ieri sconosciuti agli stessi americani: Huckabee e Romney.
Talvolta può però capitare che i media citino anche Ron Paul. Sì, appunto, "citino", nulla di più. E aggiungo io: "citino" in maniera parziale, distorta, guardandosi bene dal "citarne" il programma. E già, il programma. Qui risiede ovviamente il motivo del forte isolamento mediatico-ufficiale che avvolge Ron Paul. Ma qualcuno vi potrebbe anche dire: - non è vero! Ho letto, ho visto in TV un punto del suo programma! Non vi è totale silenzio! - Allora voi direte: - Immagino intendiate la soppressione totale delle tasse federali... - Seguirà un cenno di approvazione del vostro interlocutore. Domanderete ancora: - Vi hanno anche spiegato il "come"? Oppure il "perchè"? - A questo punto la testa di chi avrete di fronte si muoverà in modo orizzontale da destra a sinistra. Ecco come il quotidiano La Repubblica, per esempio, parlava di Ron Paul il 31 dicembre: "Uno solo ha scelto di fare affissioni [nello Iowa], piazzando in mezzo alla prateria gelata grandi cartelloni in stile Berlusconi: è Ron Paul, un radicale repubblicano che più deciso del Cavaliere non dice - meno tasse per tutti - ma promette addirittura - fermerò l'ufficio delle tasse - neanche fosse Al Qaeda". Mi chiedo io: cosa mai potrà capire un italiano qualsiasi, tenuto fino ad allora praticamente all'oscuro, del programma od anche soltanto della figura di Ron Paul? Anzitutto associerà, come spesso si fa in Italia, alle vicende di casa-Cosa nostra le vicende interne ad altri Paesi. Quindi sarà automatica, nell'italiano ignaro, l'equazione Ron Paul-Berlusconi. Niente di più lontano dalla realtà, ovviamente. Seconda associazione sarà indotta dall'utilizzo (voluto e deliberato) dell'ambiguo termine "radicale repubblicano". Qui magari l'inconsapevole italiano penserà ad una sorta di mostruosa creatura frutto dell'incrocio tra un Bush ed un Pannella. Ancora una volta niente di più sbagliato. Perchè ho parlato di "termine ambiguo"? Semplice. Certamente le idee di Ron Paul sono radicali. Radicali perchè forti, chiare, estreme. Ma non radicali perchè aderenti a quelle dei partiti radicali europei, che anzi rispetto alle idee di Paul (nei temi etici questo è palese) sono gli antipodi (con l'eccezione in parte del libertarismo economico). Non mi si venga a dire che con "radicale repubblicano" il quotidiano nazionale intendesse riferirsi ai governi repubblicani dalla Guerra di Secessione al 1877 (che talvolta tale termine richiama), anche perchè, come si suol dire, tale riferimento con Ron Paul "non c'azzecca nulla". Inoltre, certamente Ron Paul è un candidato del Partito Repubblicano (di chiare tendenze libertarie, tanto che nel 1988 era il candidato del Partito Libertario, il "terzo partito" Usa, per la Casa Bianca), ma attenzione: questo non vuol dire neo-con! Esiste un' enorme differenza tra la politica dei neoconservatori (una volta ala sinistra del Partito Democratico) che ora dominano il Partito Repubblicano, e la politica repubblicana. Per comprendere bene questa differenza, sopraggiunta nel periodo della presidenza Carter si consideri, come ebbe a dire lo stesso Paul, la forte tradizione repubblicana del "porre fine ai conflitti", conflitti (ad eccezione di quelli iniziati dai neo-con) che nel '900 hanno sempre avuto inizio, tra l'altro, sotto una presidenza democratica: Wilson, Roosvelt, Truman, Johnson. Qualcuno chiese a Paul il perchè si candidasse nelle fila repubblicane, quando tutti gli altri candidati ed il Partito stesso avevano idee opposte alle sue. Certamente, rispondiamo noi, perchè altrimenti non vi sarebbe la minima possibilità di diventare Presidente. Poi, come rispose lo stesso Paul, il problema non è suo [di Paul], ma del partito: - The Party has lost his way! -
Sperando di aver fugato alcune ambigutà, cerchiamo di rispondere ad un paio di domande che sicuramente il lettore si sarà fatto: ma allora qual'è il programma di Ron Paul? E chi è Ron Paul?Devo anzitutto dire che sul web il lettore può trovare qualsiasi informazione desideri sul candidato repubblicano. Anzi, questa candidatura di Paul, ha fatto scattare in rete un vero e proprio "fenomeno Ron Paul". A mio parere ciò meriterebbe grande attenzione anche in Italia. Questo "fenomeno" è politico, nuovo, originale, potenzialmente rivoluzionario (in un' accezione del termine depurata dal retaggio marxista-leninista e riferita solamente ad una forza potenzialmente alteratrice del potere costituito). Interessante per noi Italiani, "stretti come siamo (rubo la bella espressione ad un'amico del blog "Italiani per Ron Paul") tra le caste ed i v-day". La popolarità web (alcuni sondaggi internet lo danno vincitore assoluto) fa sì che sia molto facile reperire informazioni su Ron Paul e sul suo programma. Vi sono tanti, tantissimi, che stanno facendo un lavoro quotidiano ed accurato a riguardo. Quella che manca, anche in Italia, come detto, è l'informazione "di primo impatto". Proprio quello che voglio fare io, nel mio piccolo, con questo articolo. Cercate quindi voi sul web le informazioni su questo strabiliante fenomeno politico. Io voglio solo darvi un input.Ecco alcuni link che vi consiglio:













etc.
Sono solo alcuni tra i principali, ma sicuramente se interessati, ne troverete molti altri.
Prima di elencarvi i punti essenziali del programma di Ron Paul (che riprendo pari pari come elencati dagli amici del sito http://italians4ronpaul.blogspot.com/), mi premeva sottolineare altri aspetti. Pur accettando quasi esclusivamente donazioni individuali (ovviamente volontarie), Ron Paul ha battuto nella campagna elettorale per le presidenziali del 2008 il record di donazioni giornaliere nella storia degli Usa con 4,2 milioni di dollari, il 5 Novembre. Il 30 Novembre ha raggiunto i 10 milioni. Il 16 Dicembre, anniversario del Boston Tea Party, ha battuto il suo stesso precedente record raccogliendo quasi 6,3 milioni di dollari, raggiungendo poi i 18 milioni totali. Ron Paul è l'unico candidato in costante ascesa nei sondaggi. Se in Maggio si parlava del 3%, oggi gli si fa toccare la doppia cifra. In un particolare sondaggio di Novembre della Zogby International, dove per telefono si descrivevano le caratteristiche del candidato senza dirne il nome, Ron Paul è stato vincitore assoluto, con il 33% delle preferenze. Non possiamo infine dimenticare che Paul ha raccolto da solo più donazioni dai soldati americani, di tutti gli altri candidati repubblicani e democratici.
Alla luce di quanto detto, non vi pare strano che nei TG, nei quotidiani, nei dibattiti non se ne parli? Perchè è più interessante la vita privata di Hillary Clinton, piuttosto che il record assoluto di donazioni di Paul? La risposta è qui sotto.
Il programma e le idee di Ron Paul.
Metodo politico
- Le statistiche lo mettono ai primi posti, tra i deputati degli ultimi 30 anni, per la presenza al voto e il numero di iniziative legislative.
- Non ha mai votato leggi che secondo lui violano la Costituzione, per questo e` conosciuto come “Dr. No” a Washington.
- Non ha mai votato l'aumento di stipendio ai deputati.
- Ha rinunciato al vantaggioso fondo-pensione del Congresso (Camera dei deputati).
- Ogni anno restituisce al Ministero del Tesoro una parte del suo budget di ufficio da deputato.
- Per la campagna presidenziale accetta quasi esclusivamente donazioni individuali, per le quali il tetto legale è di 2300 $ a persona
Economia
- Non ha mai votato per alzare le tasse.
- Ha proposto l'abolizione della Federal Reserve (Banca Centrale a controllo privato), per restituire al parlamento la sovranità monetaria, secondo la Costituzione, e per contrastare la speculazione sul costo del denaro che grava sui cittadini più deboli.
- Vuole la soppressione totale delle tasse (federali, non dei singoli Stati) sul reddito, da realizzarsi tramite un taglio radicale alle spese militari.
Politica estera
- Ha votato contro la guerra in Iraq, continua a votare contro ogni legge che autorizza la spesa di ulteriore fondi per la guerra.
- Vuole una politica estera non-interventista.
- Vuole il ritiro delle truppe di occupazione in Medio Oriente e di tutte le truppe di stanza in Europa e Asia.
-Vuole cessare il finanziamento dello Stato d'Israele a spese del contribuente americano, dichiarandosi favorevole a considerare Israele un partner alla pari di tutti gli altri in Medio Oriente, senza particolari privilegi.
Sicurezza e immigrazione
- Ha votato contro il Patriot Act (che dà poteri enormi alla polizia e consente al governo di spiare quasi senza limiti su ogni cittadino) e vuole abolirlo se eletto Presidente.
- Vuole un drastico ridimensionamento dei servizi segreti.
- Difende il diritto costituzionale al libero possesso di armi per difesa personale.
- Ha votato sempre contro il controllo governativo di Internet.
- Si oppone all'immigrazione clandestina, ritenendola fonte di sfruttamento e criminalità. Chiede l'abolizione della cittadinanza per nascita (ius soli), per disincentivare i viaggi che molti clandestini compiono per fare nascere i propri figli come cittadini Usa.
Temi etici
- È contrario all'aborto, che considera un omicidio. Ha proposto che venga riconosciuto nella Costituzione il concepimento come momento di inizio della vita umana. Nel frattempo, vuole devolvere ai singoli Stati la legislazione in materia, per sottrarla alla Corte Suprema e ai conflitti di giurisprudenza in atto.
- Ha votato contro la ricerca sulle cellule staminali embrionali
- Ha votato contro la clonazione umana.
- È contrario all'eutanasia, distinguendo dall'accanimento terapeutico.
- È per l'abolizione della pena di morte in tutti gli Stati dell'Unione.
- È disponibile ad attuare forme di legalizzazione delle droghe leggere, e a terminare la "War on Drugs" che ritiene inefficace e costosissima.
- Vuole depenalizzare la prostituzione, devolvendo comunque la materia agli Stati.
Sovranità nazionale
- E' contrario alla progettata integrazione statale con il Messico ed il Canada nella “North American Union” (NAU): sia per l'ondata migratoria che ne deriverebbe, sia per la cessione di sovranità e indipendenza a favore di élites non votate e non controllabili dal popolo.
- Sempre in ottica di sovranità nazionale, vuole gli USA fuori da NATO, WTO, FMI, Banca Mondiale. In ottica federalista, vuole gradualmente abolire e trasferire agli Stati alcune agenzie federali considerate inefficaci al loro scopo: Homeland Security (sicurezza nazionale), FEMA (protezione civile), IRS (fisco centrale).

Approfondirò nei prossimamente altri aspetti di questa rEVOLution. Per ora...
Passo e chiudo.
FRA

 
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