Friday, April 10, 2009

BYE BYE MISHA

Mikheil Saakashvili ha ricevuto oggi un invito a dimettersi forte di 50.000 manifestanti scesi in piazza a Tbilisi e altre migliaia in località minori della Georgia. Al presidente l'opposizione ha dato 24 ore per pensarci su, poi, avverte, sarà deciso il da farsi. "Questa è l'ultima occasione per il governo di agire nel giusto modo", intima un comunicato letto alla folla a conclusione della protesta che il fronte anti-Saakashvili annuncia ad oltranza, "se necessario". E se per il giovane presidente arrivato al potere nel 2003 con la 'Rivoluzione delle Rose' non è certo la prima contestazione, per la Georgia è un segnale forte dopo la guerra di agosto con la Russia e nel bel mezzo di una crisi che sta mettendo a dura prova una popolazione composta da pochi molto ricchi e molti poveri. Un segnale, per giunta, che trova una cauta sponda dall'altra parte dell'Atlantico, dove 'Misha' non può più contare sull'asse di ferro con George W. Bush e dove Barack Obama sembra tentato da un 'cambio di cavallo' nello strategico Paese del Caucaso. Senza fretta. Come hanno lasciato intendere oggi i leader dell'opposizione, uniti in un inedito fronte compatto. Sul palco allestito davanti al parlamento si sono succeduti gli anti-Saakashvili di lungo corso e figure più nuove sulla scena politica di Tbilisi. "Siamo qui per dire a Saakashvili di andarsene", ha esordito l'ex candidato presidenziale Levan Gacheciladze, come riporta Novosti Gruzij, "non abbiamo altra scelta se non restare qua sino a quando le nostre rivendicazioni troveranno soddisfazione". Una sfida lanciata mentre i manifestanti scandivano "dimettiti, dimettiti". Gacheciladze è stato sconfitto da Saakashvili alle elezioni dello scorso gennaio, quando, tra molte proteste, il presidente ha ottenuto un nuovo mandato con il 53% dei voti. Ma dopo il conflitto di agosto il capo di Stato - appena 40enne dopo cinque anni al potere - ha perso alcuni importanti alleati. In particolare due, che vengono considerati potenziali successori, anche perchè graditi a Washington: l'ex capo del parlamento ed ex compagna della Rivoluzione delle Rose Nino Burzhanadze e l'ex ambasciatore presso l'Onu Irakli Alasania, Entrambi sono a capo di un partito, rispettivamente il Movimento democratico-Georgia Unita e Alleanza per la Georgia. Entrambi sintetizzano le loro ragioni con una drastica formula: "Saakahsvili è diventato il vero problema". Il 9 aprile non è una data casuale. In Georgia si ricorda l'anniversario della violenta repressione di una manifestazione nel 1989, quando le truppe antisommossa sovietiche aprirono il fuoco sulla folla, uccidendo 20 persone. In mattinata, il presidente si è recato ad una cerimonia di commemorazione, dove si è ritrovato fianco a fianco di Burzhanadze, di Gacheciladze e del leader Movimento Uniti per la Georgia Eka Beselia. Saakahsvili ne ha approfittato per lanciare un appello all'unità nazionale: "qualunque siano le nostre divergenze, abbiamo un'unica e sola patria e dobbiamo lavorare assieme per difendere la libertà e l'unità del Paese". Dopodichè, gli oppositori si sono spostati verso il parlamento per la protesta. E' praticamente la prima volta che il fronte antigovernativo - 17 partiti - trova un denominatore comune sufficiente a convocare una manifestazione delle dimensioni mai più viste dopo lo spodestamento di Eduard Shevardnadze. Solo i social-democratici, scrive Interfax, hanno rifiutato l'invito a scendere in piazza. L'ex presidente ed ex ministro degli Esteri sovietico, intanto, si toglie la soddisfazione di consigliare al suo successore di dimettersi. Tanto, dice alle agenzie russe, "è impossibile un accordo".
In un'intervista al sito Euobserver, Saakashvili si dichiara sicuro che le proteste non sfoceranno in un colpo di Stato. "Un golpe richiede una spaccatura nell'esercito e nella polizia e una crisi politica in Parlamento. In questo momento queste condizioni non esistono qui. Ci sono delle persone scontente soprattutto a Tbilisi, ma il loro consenso nelle campagne è praticamente pari a zero", ha spiegato Saakashvili. Il leader georgiano è sotto accusa del mondo politico per la disastrosa campagna militare in Ossezia del sud lo scorso agosto, che ha portato alla guerra con la Russia, e il crescente piglio autoritario degli ultimi due anni. Lui stesso 5 mesi fa aveva deciso di anticipare il voto, alla ricerca di un nuovo mandato dopo le proteste represse con la violenza nel novembre 2007. Secondo un sondaggio condotto a marzo dall'International Republican Institute, solo il 28% dei georgiano sostiene la richiesta di dimissioni di Saakashvili, mentre il 51% è d'accordo con il presidente sul fatto che la Georgia ha bisogno di "unità e pazienza" per affrontare la crisi. E su questa 'pazienza' conta Sakashvili per restare in sella, malgrado la crescente debolezza anche sulla scena internazionale. Oggi moderato e conciliante nei toni, il presidente ha comunque inviato le truppe antisommossa a presidiare il parlamento e la sede della televisione. E secondo l'opposizione oltre 50 attivisti sono finiti in manette nell'imminenza della manifestazione. "Una sessantina dei nostri militanti sono stati arrestati, sono andati a cercarli al loro domicilio" nella notte a Rustavi, nei pressi della capitale, ha denunciato Kathouna Ivanishvili, portavoce del Movimento democratico - Georgia unita, la compagine di cui fa parte l'ex presidente del Parlamento Nino Burjanadze, passata all'opposizione. "E' chiaro che è stato fatto - ha aggiunto - per impedire loro di manifestare". Il ministero dell'Interno ha smentito. La protesta odierna assomiglia molto all'inizio di una nuova fase della politica georgiana. Il giovane Alasania e la più navigata Burzhanadze non hanno fretta. Tra l'altro non vi è condivisa opinione su come procedere. C'è chi chiede un referendum e chi vuole a tutti i costi elezioni anticipate. Un segnale veramente preoccupante per Saakashvili arriva dall'Adzharia, la regione secessionista 'cancellata' dal presidente, dove oggi si è manifestato, come pure nella città portuale di Batumi. A Tbilisi molti pensano che la scintilla per la vera esplosione può venire proprio dall'Adzharia, che è appoggiata dalla Russia e che di Saakashvili non voleva saperne neppure nel 2004. Una ribellione in questa piccola provincia secessionista potrebbe scatenare la vicina Samtskhe-Javakheti, sempre a Sud. Secondo il sito di intelligence americano Stratfor, considerato vicino al Dipartimento di stato, Mosca ha convogliato molti fondi per le proteste al via oggi. Stratfor sostiene che l'ora di Saakashvili potrebbe suonare presto. Uno statement diffuso nella notte dalla diplomazia statunitense suona effettivamente come un monito al presidente e quasi un incoraggiamento all'opposizione, sempre che si resti in territorio pacifico. Esortando le parti a limitarsi al confronto politico, anche duro, ed evitare ogni forma di violenza durante la protesta in agenda oggi a Tbilisi, il Dipartimento di Stato sottolineare che "come amico della Georgia, gli Stati Uniti sostengono il popolo georgiano nel loro continuo sforzo per costruire la democrazia". La nota ribadisce il sostegno alle riforme democratiche "incluso il codice elettorale, la giustizia e i media indipendenti": una sottolineatura in odore di critica al presidente Saakashvili e alla sua personale battaglia contro alcune testate dell'opposizione.

(wallstreetitalia.com 9 Aprile 2009)

Passo e chiudo.
FRA

1 comment:

Anonymous said...

Direi "alla faccia della democrazia georgiana"!

Un saluto,
Lippa

 
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