Tuesday, February 26, 2008

"CARA A CARA" E BIPOLARISMO. (Face to face and bipolarism)


Si è tenuto ieri sera (25 Febbraio 2008) il primo "faccia a faccia" tra José Luis Rodríguez Zapatero (PSOE) e Mariano Rajoy (PP). Era da 15 anni che in Spagna non si assisteva ad un incontro di tale tipologia tra i due principali sfidanti. La campagna elettorale per le elezioni politiche del 9 Marzo è, di giorno in giorno, più aspra, più dura, possiamo dirlo non cadendo nella banalità: senza esclusione di colpi. Il "cara a cara" di ieri sera (visto in diretta da oltre 13 milioni di spettatori, tra i quali anche me) ne è la prova. Ma perchè, vi chiederete, parlo delle elezioni spagnole? C'è una serie di motivi. Anzitutto perchè la Spagna è un Paese a noi prossimo, un Paese al quale molti dei nostri politici guardano con interesse (e ammirazione), un Paese che per certi versi ha molte somiglianze con il nostro, un Paese che affronta problemi simili ai nostri, un Paese che, come il nostro, si trova in campagna elettorale. Il mio articolo però, non vuole essere comparativo. Vorrei infatti solo limitarmi ad un'analisi interna alla Spagna. Le differenze, a livello politologico, sociale, economico, giuridico, sono tante, troppe, ed un'analisi comparata, in questo preciso momento storico, se non particolarmante accurata (cosa che non ho nè il tempo, nè i mezzi per fare) rischia di essere fuorviante. Meglio allora concentrarsi sulla Spagna, lasciando poi ad ognuno la possibilità di farsi un'idea sulle analogie e sulle differenze rispetto all'Italia e di arrivare poi a delle personali conclusioni.
Ho parlato di differenze (oltre che di analogie) rispetto all'Italia ed al sistema politico italiano. Concentriamoci su di un aspetto in particolare. Certo, anche in Spagna è possibile parlare di "bipolarismo", ma il contesto politico-partitico in cui esso si inserisce si distingue da quello italiano. La legge elettorale vigente in Spagna (rimando qui al mio articolo "Sistemi elettorali comparati" presente su questo blog) favorisce enormemente le due formazioni partitiche maggiori, il Partido Socialista Obrero Español ed il Partido Popular, oltre che i partiti regionalisti-indipendentisti. In ordine di importanza nel Parlamento uscente: Convergència i Unió (catalano conservatore), Esquerra Republicana de Catalunya (catalano socialdemocratico), Euzko Alderdi Jeltzalea (nazionalista basco centrista), Coalición Canaria (nazionalista delle Canarie), Bloque Nacionalista Galego (nazionalista della Galizia), Chunta Aragonesista (nazionalista dell'Aragona), Eusko Alkartasuna (nazionalista basco di sinistra), Nafarroa Bai (nazionalista della Navarra). Il terzo partito "spalamato" su tutto il territorio nazionale, oltre al PSOE ed al PP, è la Izquierda Unida, il partito comunista spagnolo.
Basta rilevare dunque la situazione partitica per capire come sia del tutto peculiare il bipolarismo spagnolo. Un bipolarismo che si erge (o meglio, si dovrebbe ergere) come "baluardo" contro le tendenze separatiste intriseche al sistema politico. La vita stessa dello Stato spagnolo dipende in definitiva da questo delicato equilibrio tra unità nazionale e particolarismo regionale. La via scelta dal Costituente è stata quella di un tipo di Stato regionale (Comunidades Autónomas), a regionalismo differenziato ("Tabla de quesos"). Come avrete ormai intuito, è stato proprio questo uno dei temi centrali del dibattito di ieri seri tra Zapatero e Rajoy. Tuttavia non è stato l'unico grande tema trattato. Analizziamo allora la discussione.
A livello pratico, il modello del "cara a cara" noi italiani lo conosciamo bene: pensate al faccia a faccia Prodi-Berlusconi delle scorse elezioni.
Rajoy attacca subito Zapatero sul tema sopra citato - Lei vuole cambiare il tipo di Stato! Lei ha negoziato con i terroristi baschi! -
Il tema del terrorismo basco meritererebbe almeno due o tre articoli a parte. Per quello che ci serve qui, occorre tenere presente tre elementi. Il primo è l'effettiva politica di "distensione" e trattativa portata avanti dal Governo Zapatero con l'ETA. Anche questo meritererebbe almeno due o tre articoli, magari in futuro... Basti qui dire che quelli che sembravano i "frutti" di tale processo sembrano essere venuti meno con l'attentato del Dicembre 2006 all'aereoporto di Madrid, con la fine del "cessate il fuoco" da parte dell'ETA nel Giugno 2007 e con il parziale epilogo della vicenda del terrorista basco Iñaki de Juana Chaos (imprigionato). Il PP si è sin da subito opposto a questo corso politico condotto da Zapatero. La protesta si è poi levata anche in diversi ambienti intellettuali: Ricardo de la Cierva, nel suo libro del 2007 "Zapatero, tre anni di governo massonico" (libro di cui consiglio caldamente la lettura), accusa pesantemente l'accomodamento verso l'ETA, sostenendo addirittura che il fine ultimo sia la dissoluzione stessa dello Stato spagnolo, o comunque anche solo la creazione di una situazione di caos sociale ed istituzionale. Il secondo elemento da considerare è collegato direttamente a questo fatto. Quasi un gossip, certo, ma che tuttavia ha pesato nel dibattito. Mi riferisco alla gaffe fatta da Zapatero pochi giorni addietro in una Tv spagnola quando, credendo che i microfoni fossero spenti, ha dichiarato - Quello che ci conviene politicamente [al PSOE] è che ci sia un clima di tensione - Il terzo elemento per capire il dibattito e capirne il contesto è la nota diffusa giorni fa dalla Commissione permanente Conferenza Episcopale Spagnola, dove questa si scaglia contro coloro che tentano di trattare coi terroristi (leggi: ETA). Dice la nota: "Il terrorismo è una pratica intrinsecamente perversa, del tutto incompatibile con una visione morale di vita giusta e ragionevole (...) è l'espressione più dura dell'intolleranza e del totalitarismo (...). Una società che voglia essere libera e giusta non può riconoscere esplicitamente o implicitamente una organizzazione terroristica come rappresentante politico di alcun settore della popolazione, nè può considerarla un interlocutore politico (...) Occorre invece riconoscere la legittimità delle posizioni nazionalistiche che senza ricorrere alla violenza, con metodi democratici, vogliono modificare la configurazione politica dell'unità della Spagna".
Nei minuti iniziali del dibattito Zapatero non risponde alla questione dell'unità della Spagna. - Abbiamo progetti politici differenti... Stiamo portando avanti un progetto che richiede altri 4 anni... Siamo oggi l'ottava Potenza al mondo... l'opposizione non fa che insultare... -
Il dibattito procede poi per blocchi tematici.
Si parte con l'economia. Rajoy sottolinea come il problema economico più grave sia l'aumento dei prezzi dei beni primari (vi ricorda qualche altro Paese?) e critica il Governo per non aver fatto nulla in politica economica. Zapatero risponde che la demagogia in economia non serve, che la crescita economica è stata "magnifica", che la Spagna sarà il Paese che crescerà di più nel 2008, che sono stati creati 3 milioni di posti di lavoro. Incalza Rajoy sostenendo che non sia possibile parlare solo a livello macroeconomico: i pensionati e chi va a comprare al supermercato, sono "persone in carne ed ossa".
Si passa poi al tema delle politiche sociali. Per Rajoy queste comprendono sanità, sicurezza, pensioni ed immigrazione. Insiste molto su questo ultimo tema: maggiori controlli e maggiore integrazione devono essere le parole chiave. Per Zapatero è l'educazione il tema centrale. Il Primo Ministro passa poi in rassegna le "grandi conquiste" (Dio ce ne scampi) fatte dal suo Governo in tema di famiglia e diritti individuali: matrimonio gay, aborto, etc.
Si parla poi di sicurezza e politica estera. Durissimo Rajoy - Lei è un bugiardo! Prima dichiarava di non trattare con l'ETA, poi trattava di nascosto. Io non tratterò mai con l'ETA - Risponde Zapatero - Venivamo da centinaia di vittime del terrorismo. Voi siete gli unici che si oppongono ad un Governo che lotta contro il terrorismo! La vostra politica estera fu solo caratterizzata da pessime relazioni con la Francia e dalla guerra in Irak -
Si passa a parlare di istituzioni. Per Rajoy, Zapatero ha "diviso gli Spagnoli", "radicalizzato i nazionalisti", "fatto sì che fossimo paragonati all'Urss prima del crollo": il nuovo Statuto della Catalogna sarebbe l'esito più evidente di questo atteggiamento. Per Zapatero è invece aumentato il pluralismo, insieme alla libertà, alla democrazia.
Si conclude il dibattito parlando delle prospettive future. Per Rajoy la globalizzazione è un'opportunità. La cosa importante è assicurare case e prezzi bassi. Per Zapatero la cosa più importante è l'istruzione. Per entrambi il cambimento climatico rappresenta una sfida decisiva. Sulla questione ambientale poi, è severa la critica di Rajoy per come la scorsa estate è stata gestita la piaga degli incendi nel sud del Paese - Zapatero non ha una politica forestale! - Chicca finale, nuova polemica. Zapatero sostiene di avere il "mondo scientifico ed intellettuale" dalla sua parte e ritiene inoltre che Rajoy abbia insulatato varie volte tali sostenitori. Risponde il leader del PP in tono aspramente polemico - Non è possibile offendere gli scienziati, ma gli elettori popolari e le vittime del terrorismo sì!? -
Questo è un breve resoconto dei momenti salienti del dibattito. Ognuno è libero di trarne le conclusioni che preferisce, magari pensando alla situazione ed al dibattito in Italia. Io concludo esponendo brevemente le mie assolutamente personali considerazioni. Certamente, si sarà intuito, non gradisco molto, anzi rigetto nella sua totalità la politica di Zapatero, che ritengo legata a finalità che definirle "oscure" sarebbe un eufemismo. Il programma di Rajoy da parte sua, sembra essere legato quasi interamente a due tematiche: sicurezza ed unità nazionale. Un pò pochino dal mio punto di vista, anche se a ragione, l'arrestare la "frantumazione" della Spagna iniziata da Zapatero (i fatti accaduti in Navarra negli ultimi due anni, sui quali magari tornerò in un futuro articolo, sono sintomatici) dovrebbe essere la priorità per un futuro, ed a questo punto per me auspicabile, governo popolare a Madrid. Manca però nel PP una chiara visione in politica estera e ciò porta ad una eccessiva vaghezza. Si cita solo di sfuggita (nel programma) il tema della famiglia, così come le tematiche etiche. Per nulla Rajoy ne parla nel dibattito descritto sopra. Sicuramente questo "silenzio" è frutto di un calcolo politico-elettorale ben preciso. La stessa CES si è, a mio avviso, "rifugiata" nel tema del terrorismo (basco), per tentare di allontanare il più possibile l'elettorato recettivo dalle immorali politiche del PSOE (anche se, ricordo per l'ennesima volta, il rischio di una "frantumazione" è clamorosamente reale oggi). Se fossi un elettore spagnolo mi troverei in grande difficoltà. Certamente non voterei Zapatero, probabilmente voteri Rajoy (in effetti in un test on-line, tra PSOE, PP ed IU, il mio grado di "compatibilità" era all'85% in favore del PP...). Sarebbe però sicuramente più facile per me essere un pescatore di uno sperduto villaggio della Galizia o delle Canarie, con il mio partitino regionalista (ma non separatista, altrimenti non lo voterei). A questo potrei ridurmi nel bipolarismo spagnolo. Ed in quello italiano? Ecco, qui vi sarebbe un'analogia. Parziale però. Infatti non sarei un pescatore, ma un taglialegna, dell'Alto Adige o della Valle d'Aosta. Sarebbe più facile sapere chi votare. Nella realtà però risiedo in Emilia-Romagna. Vedremo...
Passo e chiudo.
FRA

No comments:

 
Image Hosted by ImageShack.us
Google
Yahoo