"Io voto per Dukakis". Con una sola frase in apertura di film, già siamo proiettati nell'universo di Donnie Darko. Middlesex per la precisione. Uno spaccato dell'America benpensante e perbenista. A pronunciare quella frase è la sorella maggiore di Donnie, figura certamente secondaria, ma che come tutta la famiglia del protagonista, ci accompagna durante la trama e ci aiuta ad inquadrare le diverse situazioni. Occorre avere uno sguardo complessivo, dall'alto, per gustare pienamente il film. Occorre non fermarsi agli eventi, ma cogliere i diversi scorci. Solo dopo è possibile trarre conclusioni (o almeno provare a farlo).
Le atmosfere allora: certamente cupe, come suggerisce lo stesso nome Dark(o).
I personaggi: tantissimi, caratterizzati benissimo, a partire da Donnie, quasi un super-eroe con fortissimi problemi psichici. Il padre di Donnie, scontroso e tenero, ingenuo e affettuoso, capo-famiglia senza una reale autorità. La madre di Donnie, perfetta compagna per il marito, ansiosa e premurosa. Le due sorelle di Donnie, tipiche. Ma non andiamo oltre nei personaggi, fermiamoci per adesso alla famiglia Darko e attraverso di essa vediamo alcuni scorci.
I luoghi: la camera da letto di Donnie. Qui inizia e finisce tutto, possiamo dire. Qui precipita il motore di un boeing, mentre Donnie è miracolosamente e misteriosamente altrove, per l'esattezza nel bel mezzo di un campo da golf, stordito dagli psicofarmaci. Qui ritorna Donnie alla fine del film. La scuola di Donnie. Un quadro drammatico ne viene disegnato. Violenze, soprusi, menzogne, prevaricazioni. Metodi educativi sbagliati, vuoti, pre-confezionati, automatici, finti, ma soprattutto lontani dalla realtà e contrastanti dunque con essa. Molto esplicativa la scena dove Donnie viene costretto a associare ad una situazione che si vorrebbe paradigmatica o il concetto di paura, o il concetto di amore. Nell'ipotesi dell'insegnante (e ancor prima di lei del "santone" che diffonde tali metodologie educative nella scuole di Middlesex e altrove) sono questi i motori dell'agire umano e per estensione dell'universo. L'azzeramento della complessità del vivente sembrerebbe essere lo scopo ultimo (più o meno volontario e consapevole) di tale impostazione. La riduzione ai minimi termini. Il controllo della realtà, delle emozioni, delle relazioni. In ultima analisi il dominio totale su di esse. La famiglia di Donnie ci viene in aiuto e ci conduce anche in questa situazione. Pur con tutti i suoi diffetti e con tutte le sue tensioni interne, sembra veramente l'ultimo rifugio per Donnie. Almeno prima che il ragazzo si innamori di Gretchen, anche lei disadattata, anche lei non accettata e per questo così vicina a Donnie. Ma non tutti sono corrotti a scuola. Il professor Monnitoff e la professoressa Pomeroy non lo sono. Il primo però si rifiuterà misteriosamente di parlare con Donnie riguardo ai viaggi nel tempo e a ciò che concerne "il destino" delle persone. Alla seconda verrà semplicemente tolto l'incarico.
Ma qual è il senso degli avvenimenti che si susseguono nel film? Perchè un coniglio di nome Frank dice a Donnie che mancano 28 giorni (tempo fra l'altro impiegato a girare il film nel 2001) alla fine del mondo? Perchè "strani cilindri" escono ogni tanto dal venre delle persone? Perchè da alcune cattive azioni di Donnie scaturisce il bene? Si potrebbero porre decine di altre domande. Il grande pregio del film è in fondo quello di non dare risposta a nessuna domanda. O meglio, ciascuno può dare le risposte che vuole. Tutte sono ugualmente possibili e tutte in qualche modo non pienamente esaustive e lineari. E questo a mio parere è un pregio. Universo tangente, chiave di lettura religiosa-esistenziale, semplice e umano bisogno d'amare, sono le tre principali spiegazioni date all'epilogo, dove tutti gli elementi della storia si intrecciano e confluiscono. Qualcosa manca. Qualcosa sembra sfuggire allo spettatore. Ancora. Nessuna spiegazione sembra completa. Questo perchè la realtà è complessa. Non è possibile racchiudere tutto entro due categorie, paura e amore.
Passo e chiudo.
FRA
Le atmosfere allora: certamente cupe, come suggerisce lo stesso nome Dark(o).
I personaggi: tantissimi, caratterizzati benissimo, a partire da Donnie, quasi un super-eroe con fortissimi problemi psichici. Il padre di Donnie, scontroso e tenero, ingenuo e affettuoso, capo-famiglia senza una reale autorità. La madre di Donnie, perfetta compagna per il marito, ansiosa e premurosa. Le due sorelle di Donnie, tipiche. Ma non andiamo oltre nei personaggi, fermiamoci per adesso alla famiglia Darko e attraverso di essa vediamo alcuni scorci.
I luoghi: la camera da letto di Donnie. Qui inizia e finisce tutto, possiamo dire. Qui precipita il motore di un boeing, mentre Donnie è miracolosamente e misteriosamente altrove, per l'esattezza nel bel mezzo di un campo da golf, stordito dagli psicofarmaci. Qui ritorna Donnie alla fine del film. La scuola di Donnie. Un quadro drammatico ne viene disegnato. Violenze, soprusi, menzogne, prevaricazioni. Metodi educativi sbagliati, vuoti, pre-confezionati, automatici, finti, ma soprattutto lontani dalla realtà e contrastanti dunque con essa. Molto esplicativa la scena dove Donnie viene costretto a associare ad una situazione che si vorrebbe paradigmatica o il concetto di paura, o il concetto di amore. Nell'ipotesi dell'insegnante (e ancor prima di lei del "santone" che diffonde tali metodologie educative nella scuole di Middlesex e altrove) sono questi i motori dell'agire umano e per estensione dell'universo. L'azzeramento della complessità del vivente sembrerebbe essere lo scopo ultimo (più o meno volontario e consapevole) di tale impostazione. La riduzione ai minimi termini. Il controllo della realtà, delle emozioni, delle relazioni. In ultima analisi il dominio totale su di esse. La famiglia di Donnie ci viene in aiuto e ci conduce anche in questa situazione. Pur con tutti i suoi diffetti e con tutte le sue tensioni interne, sembra veramente l'ultimo rifugio per Donnie. Almeno prima che il ragazzo si innamori di Gretchen, anche lei disadattata, anche lei non accettata e per questo così vicina a Donnie. Ma non tutti sono corrotti a scuola. Il professor Monnitoff e la professoressa Pomeroy non lo sono. Il primo però si rifiuterà misteriosamente di parlare con Donnie riguardo ai viaggi nel tempo e a ciò che concerne "il destino" delle persone. Alla seconda verrà semplicemente tolto l'incarico.
Ma qual è il senso degli avvenimenti che si susseguono nel film? Perchè un coniglio di nome Frank dice a Donnie che mancano 28 giorni (tempo fra l'altro impiegato a girare il film nel 2001) alla fine del mondo? Perchè "strani cilindri" escono ogni tanto dal venre delle persone? Perchè da alcune cattive azioni di Donnie scaturisce il bene? Si potrebbero porre decine di altre domande. Il grande pregio del film è in fondo quello di non dare risposta a nessuna domanda. O meglio, ciascuno può dare le risposte che vuole. Tutte sono ugualmente possibili e tutte in qualche modo non pienamente esaustive e lineari. E questo a mio parere è un pregio. Universo tangente, chiave di lettura religiosa-esistenziale, semplice e umano bisogno d'amare, sono le tre principali spiegazioni date all'epilogo, dove tutti gli elementi della storia si intrecciano e confluiscono. Qualcosa manca. Qualcosa sembra sfuggire allo spettatore. Ancora. Nessuna spiegazione sembra completa. Questo perchè la realtà è complessa. Non è possibile racchiudere tutto entro due categorie, paura e amore.
Passo e chiudo.
FRA
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